Resine : Colori sui muri e pavimenti sotto il sole. Il magico mondo delle resine di Tommaso Manzini

Un altra giornata straordinaria passata all’interno dell’incantevole laboratorio di Tommaso Manzini . Questa volta ci fa scoprire il mondo straordinario delle resine. E non parliamo di resine qualsiasi, ma di quelle epossidiche. Le resine epossidiche si classificano in resine bicomponenti , monocomponenti e tricomponenti. Tommaso Manzini ce ne fa scoprire due tipi, ma prima partiamo con il fondo per la resina.

La preparazione del fondo per la resina.

Come abbiamo già detto anche nel precedente articolo sugli intonaci a calce  la prima fase per la stesura della resina è la preparazione del fondo. Un buon sottofondo è la chiave di tutto, ma attenzione! Va detto che a volte, anzi non di rado, può nascondere brutte sorprese.

Nel caso di una parete, ma anche su un pavimento, la prima operazione di pulitura richiede, quindi, un’ attenta abrasione del fondo. Lo scopo è quello di implementare l’attrito del supporto per il futuro materiale che verrà applicato. In realtà questa parte di preparazione può essere svolta in molti modi anche con una deceratura ( solo per sottofondi lignei ) o con, ad esempio, un Diluente nitro. Dipende dalle condizioni e dalla natura del materiale su cui viene applicato. Ciò che è importante, dunque, e che si generi un abrasione minima sul fondo che apra il poro del materiale favorendo l’ingresso del rinomato “primer” che servirà a far aderire il trattamento finale.

Questa operazione è essenziale per ottenere un buon risultato e tra dialoghi ininterrotti, mentre ci mostra la cura del suo lavoro e qualche risata arriviamo senza rendercene conto ad aver abraso abbastanza il nostro piano di partenza. Una breve ed energica spolverata e siamo pronti.

“Primer” di tutto: con quattro pennellate il fissante preparatorio per il sottofondo.

Di primer fissativi che funzionino da coadiuvanti per far aderire la resina c’è ne una varietà infinita in vendita, secondo il fondo sul quale si attaccherà. Tommaso Manzini conosce perfettamente quella che fa al nostro caso volta per volta. Nel dubbio se usare quella Mapei o Kerakoll o altro è chiaro che occorre avere esperienza specifica e capire bene la natura, le condizioni e i materiali già presenti sul fondo sul quale andiamo a inserire il primer. Non è il caso di avventurarsi a cuor leggero poiché il risultato è che il lavoro finito si stacca a pezzi o con dei reticoli di crepe che ci costringono a rifare tutta la superficie.

Dopo aver disteso questo fondo preparativo per sottofondi e spennellato con il dovuto dosaggio, senza lasciare vuoti e in modo uniforme, si butta la polvere a rifiuto di quarzo, marmo o altro. A questo punto tutto è pronto per iniziare il posizionamento della resina.

Il magico mondo dei colori e delle materie delle resine

Una volta preparato il fondo, posato il primer arriva, dunque, il momento della stesura della resina. Tommazo Masini ci mostra due tipi di resine con effetti diversi e per applicazioni diverse- la resina epossidica bicomponente e la resina epossidica tricomponente tixotropica.

La resina epossidica bicomponente : il colore

La resina bicomponente come indica i suo nome ha il rapporto di miscela di due componenti i quali sono miscelati nel rapporto d’uso indicato dal produttore: una resina base (componente A) e un’indurente (componente B). Cioè a ciascuna molecola di resina ne corrisponde una di indurente , in modo che dopo l’indurimento la finitura sia inerte al 100% , dando origine ad uno strato lucido. Le resine bi-componenti hanno una vita lunga, hanno un’ottima resistenza meccanica e termica. Sono adeguate per pavimenti ed oggetti vari. L’ importante è che la stesura avvenga su una superficie orizzontale.

Una volta miscelati per bene i due componenti Tommaso Manzini divide la miscela in due contenitori aggiungendo in ciascun colorante in polvere – in uno colore oltremare e nell’altro color oro. A questo punto la resina viene stesa sulla superficie già preparata, cercando di spanderla dappertutto , mescolando e coprendo per bene il piano.
Con la prima colata si crea l’effetto desiderato, dopo 24 ore si procede con la seconda colata che é trasparente per dare più profondità, ovviamente rispettando la giusta temperatura e umidità.

 

E poi arriva la resina epossidica tricomponente tixotropica: la materia

La resina epossidica tricomponente , composta da: Componete A: resina, Componente B: catalizzatore – indurente e componete C: polvere cementizia. Questo tipo di resina è adeguato per superfici sia verticali che orizzontali.
Le magiche mani di Tommaso Manzini uniscono la Resina (Componente A) con l’Indurente (Componente B) miscelandole con attenzione. Successivamente versano la sabbia nella miscela Resina/Indurente e mescolano fino ad ottenere un impasto omogeneo. Dopodichè applica il tutto con la spatola sulla superficie già preparata, dando l’effetto desiderato. Una volta stesa la resina cerca di creare un effetto materico – ruggine. La superficie viene spruzzata con l’alcol che a sua volta si accende con una fiamma. Quest’ultimo passaggio ci permette di creare sulla superficie un effetto raggrinzito, come fosse ruggine metallica. Questo è solo uno dei tanti effetti che Tommaso riesce a disegnare con il suo mestiere.

La resina epossidica viene anche utilizzata per realizzare oggetti decorativi, creando un effetto trasparente con all’interno piccoli oggetti e dando un meravigliosoeffetto tridimensionale.

Seguiteci per scoprire altri momenti passati con il grande esperto delle finiture Tommaso Manzini, e se anche siamo riusciti ad incuriosirvi e volete approfondire il tema delle resine , contattateci per informazioni!

 

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