Alvar Aalto: una Retro-spettiva d’Autore

La naturale evoluzione della tecnica

alvar aalto profilo

La soluzione di problemi architettonici è un necessario problema di umanizzazione
Alvar Aalto.

L’Architettura, l’arte della tecnè costruttiva, sembra abbia bisogno ultimamente di tangibilità, materialità, interazione con il contesto in cui si manifesta, un ritorno a quel legame indissolubile tra casa e natura, foresta e capanna…

Basterebbe, forse, una semplice introspezione, meglio sarebbe una retro-spezione, che faccia riemergere un dialogo (logos) tra interno ed esterno tra fiusis (natura) e fisico (costruito). Non più settorializzare indoor/outdoor, ma racchiudere il tutto con un unico segno ondeggiante, curvo, morbido che consenta il benessere a chi quegli spazi li vivrà, quel ritrasformare e inglobare la natura dentro e fuori gli edifici, come faceva egregiamente Alvar Aalto.

Raffinatezza e sperimentazione: il design di Alvar Aalto

Sarebbe limitativo etichettare le opere del maestro finlandese con la definizione di organiche. Tale tipologia di architettura non è altro che un “autonomo atteggiamento culturale i cui segni sono manifesti prima, durante e dopo il periodo razionalista”.

Siamo alle soglie degli anni Quaranta, in un clima politicamente non proprio tranquillo, ma nonostante ciò, Alvar Aalto professa la missione civile e sociale dell’architettura intesa come chiave di volta per il miglioramento della qualità della vita, degli spazi e degli oggetti. Egli stesso non teorizza molto, preferisce “mettere in pratica”: sperimenta manualmente la piegatura del legno della sedia Paimio o dagli sgabelli per la biblioteca di Viipuri, osservava scrupolosamente la plasticità del vetro per i vasi Savoy, ricerca la soluzione più ergonomica per l’impugnatura delle maniglie delle porte. Aalto studia il “segno”, come trasposizione pragmatica di un fenomeno naturale.

alvar aalto design

Villa Mairea, gemma della cultura scandinava

L’architettura è pensata, e realizzata, così come deve essere vissuta senza troppe adesioni ad archetipi formali. Tutta la produzione di Aalto si contraddistingue per questa peculiarità, aggiungendo la specificità della funzione per cui viene pensato il manufatto, che nella realizzazione sembra più assomigliare ad un ricercato gioiello sapientemente calato all’interno di un luogo di cui ne esalta il genius!

Ne è caso esemplare della poetica di Alvar AAlto la villa che l’architetto designer ideò per un importante industriale del legno, suo amico Gullichesen e la moglie Mairea, a Noormarkku: villa Mairea.

Aalto dirige lo spettacolo di un pacifico scontro tra il rigore di bianchi volumi rigidamente incastrati, come i due corpi al L che danno forma ad una corte interna e l’ossimorico andamento curvilineo degli elementi rivestiti in legno e il basamento di pietra scura di tutta l’abitazione, che richiamano la seducente natura circostante. La mimesi tra natura e manufatto architettonico è quanto mai strabiliante.

alvar aalto villa mairea

Rispetto  della struttura, Alvar Aalto fa delle scelte mirate: a sud l’ingresso e il prospetto principale su cui spicca la caratteristica pensilina lungo il quale si sviluppano, all’interno,  gli ambienti della quotidianità familiare come il soggiorno, lo studio, la biblioteca. A est gli ambienti della cucina e  delle stanze di servizio per gli ospiti corrono parallelamente ad un percorso esterno fino alla sauna, posta a nord, dove un fitto bosco fa da quinta teatrale alla piscina. Al piano  superiore  un unico corridoio conduce alle camere da letto, esposte a sud  e animate dalla luce naturale che entra dai bow windows la cui angolazione permette di captare radiazione solare sia da sud che da est. Dal resto del piano, si può accedere ad ampi terrazzi ombreggiati da vegetazione rampicante.

alvar aalto villa mairea pianta

La divisione degli spazi interni e dei percorsi diventa un raffinato susseguirsi di angoli retti dolcemente intersecati da elementi curvi che segnano la privacy e dirigono la luce naturale all’interno. Le finiture, sia interne che esterne, diventano il manifesto patriottico dell’architetto che esalta il paesaggio finlandese e la tecnica di lavorazione del legno tipica di questa terra le cui lodi sono meravigliosamente incastonate su intonaco bianco delle pareti della villa.

alvar aalto pensilina

Tra natura e artificio

Villa Mairea si mostra, ancora oggi, come mostrum, spettacolo di mimesi con la foresta che la abbraccia, presentandosi come un naturale elemento che ha preso vita dalla stessa terra senza invadere o sovvertire nessun ordine. Lo spettatore, anche quello meno incline all’apprezzare tali manufatti, non può che rimanere sgomento e affascinato durante una passeggiata all’interno degli ambienti.  E’ proprio questo il termine corretto: passeggiata, si smaterializza il confine tra chiuso ed aperto (indoor/outdoor) tutto viene avvolto in unico segno i cui margini sono indefiniti.

alvar aalto villa mairea 2

E’ la poeticità di Alvar Aalto, probabilmente, quello che dovremmo riacquisire: la possibilità di cogliere l’essenza del luogo, la sua storia, le tecniche che lo hanno attraversato e reso ciò che adesso è, per poter fare dell’Architettura il linguaggio di valorizzazione e celebrazione non solo del luogo, ma di tutto il paesaggio e dell’uomo stesso.

alvar aalto particolari villa mairea

Quanto di mirabile dell’attività aaltiana è frutto di un’accurata applicazione di tecniche e di lavorazioni di materiali autoctoni, adattate ad esigenze contemporanee rivitalizzate dal confronto con quelle di altre culture. E’ un po’ come se la lezione di Alvar Aalto fosse quella di un saggio maestro che ci consiglia di non allontanarsi troppo da quelle che sono le connotazioni fisiche e storiche di un territorio. Esse sono al tempo stesso problema e soluzione di una questione, che sia essa un una poltrona ergonomica, un vaso o un’abitazione sapientemente immersa nel bosco.

Un’Architettura che più si interessi di riscoprire innovando quel poco che basta per poter migliorare la qualità della vita sia dell’uomo che degli oggetti, così come aveva fatto Aalto nel cuore del 900, sarebbe la migliore delle caratteristiche della contemporaneità! Non servirebbe altro che la retrospezione tecnologica e culturale, una sorta di autoconoscenza dell’architettura stessa e della cultura e dei luoghi in cui andrà esistere.

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