Alvaro Siza: L’Empatia tra Felicità e Progetto

La Simbiosi tra ricerca della felicità e architettura

Parallelamente a ciò che l’uomo fa nel corso della propria esistenza, Alvaro Siza perlustra tutte le variabili che conducono all’ autenticità di un progetto architettonico, tenendo fisso come unico obiettivo, la felicità. Questa è intensa dall’ architetto portoghese, come un sentirsi bene, l’essere felice nello spazio; stato d’animo che giunge solo, dopo molte fatiche e si palesa nella più semplice delle forme, conservando tratti elementari e puri.

Una carriera, quella di Alvaro Siza, costellata di gratificazioni come il Pritzker Prime, nel 1992 e il Leone d’oro del 2002, che non hanno fatto mai vacillare l’idea dell’architetto pensatore, sempre pronto a difendere il potere sociale del suo mestiere.

Adega Mayor, l’architettura modellata dal rumore del silenzio

L’azienda vinicola di Adega Mayor, si trova a 180 km da Lisbona, al confine con la Spagna, qui, silente, troneggia  sulla collina un volume dal colore bianco lucente. Siza interroga il paesaggio, in cui l’uomo ha sempre vissuto, modellando, poi, la sua architettura grazie alla luce zenitale, in un’atmosfera lenta e tacita.

Alvaro Siza progetta nel 2007, per Adega Mayor, una nuova struttura, destinata alla produzione vinicola ma soprattutto rispettosa del contesto e del uomo. Tra le curve di livello della collina portoghese, l’edificio dalla forma rettangolare, con i suoi 40 per 120 m ed un’altezza massima di 8 m, domina la vista sulla vallata disseminata di vigneti. La dovizia nel trattare il più minimo dettaglio si fonde con la scelta dell’architetto di creare un paesaggio, un nuovo skyline in cui la durezza degli spigoli vivi dell’opera si fonde con la dolcezza dei declivi.

Il progetto è stato ideato in maniera lineare su due livelli all’ interno dei quali ferve l’attività di produzione, ve ne è, poi, un terzo che è stato progettato a stretto uso del consumatore: una terrazza destinata alla degustazione dei vini.

La parsimonia del tratti e il valore plastico dell’architettura

Seguendo un terrapieno già esistente, Siza cerca di ridurre al minimo le opere di sbancamento, e, lasciando la differenza di quota all’ interno del paesaggio.L’architetto portoghese riesce ad ottenere due diversi ingressi.Quello più in basso per gli addetti e i visitatoli, mentre il secondo, a sud e ad una quota di circa 9 m, per i mezzi pesanti.

Non è prevista alcuna apertura sui lati lunghi della sua scultura marmorea, completamente intonacata di bianco. Un basamento in mattoncini pieni, imbiancati, diventa l’altare su cui prende forma l’intera composizione. Solo le due estremità più corte possiedono il tocco siziano: la plasticità e la poesia alle masse architettoniche. Il fronte a est ospita gli uffici amministrativi e un ingresso al giardino pensile del terzo livello, mente l’altro lato corto, a ovest, un patio coperto da una pensilina in aggetto per più di quattro metri.

Siza ripropone la semplice stereometria del progetto,nel sistema costruttivo in travi di cemento armato precompresso e grandi setti. Per gli interni il cemento viene lasciato a faccia vista, mentre i pavimenti vengono trattati con resine epossidiche. Alvaro Siza nel ventre della sua creatura,con un’altezza interna che copre i due livelli,dispone le botti. In copertura, il giardino pensile e il suo specchio d’acqua, isolano e raffrescano lo spazio per la fermentazione dei mosti.

La forma architettonica che risalta la realtà

Il vero spettacolo del progetto risiede nell’ ultimo livello dell’edificio: un’area pensata per intrattenere pubbliche relazioni, in cui il consumatore o il semplice visitatore si sente proiettato verso il non finito, da qui l’occhio umano non riesce a rintracciare un limite, se non filari di viti che ondeggiano seguendo il paesaggio. Siza imprime in questo ambiente il suo tocco: sedute che sembrano tratti casualmente disposti, ma che, in realtà, non sono altro che punti da cui meglio si possono ammirare i fantastici tramonti della regione. Il fare architettura sociale, per Alvaro Siza è fare architettura che pensi all’ uomo e che per esso stesso venga concepita.

Siza sceglie di disporre un soffice prato verde in copertura lì dove i percorsi, le sedute e la piscina lasciano spazio. Sulle pareti dell’esiguo volume che arriva al terzo livello, fanno da scenografia pannelli di marmo bianco che lo stesso Siza ha scolpito.

Alvaro Siza immagina e realizza Alma Mayor come una maestosa scatola che si frappone e interrompe il mansueto fluire dello spazio, orgogliosamente fiera della sua imperiosità, l’azienda vinicola, invece di stonare con il contesto, con esso si fonde nel più plastico dei componimenti.

L’architettura tra filari e felicità

La dote che l’architetto possiede nel plasmare la materia, marca ancor di più il piacevole sentire dell’architettura. La pensilina che vigorosamente si ripiega e va in aggetto, sul fronte ovest, non è che un omaggio alla Spagna e alla Sierra de Portoalegre: la feritoia che Siza lascia diventa il suggello e la cornice di un incanto che dalla realtà, porta, a occhi socchiusi, fino alla più piacevole delle sensazioni. Tutto diventa chiaro e nitido, infondendo felice serenità all’osservatore: un disvelamento di quello che è la purezza dell’architettura.Con Alvaro Siza l’horror vacui si trasforma in senso di sicurezza e serenità. Adega Mayor è la trasposizione di segni decisi e vibranti, frutto di un accurato studio da parte di Siza, che epura l’architettura da qualsiasi orpello, per consegnarla al luogo come essenza.

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