Bijoy Jain: l’Architettura segue lo spirito del luogo

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“L’architettura non è semplicemente immagine, è sensibilità”
Bijoy Jain

In controtendenza rispetto all’urbanizzazione galoppante, l’Architetto indiano Bijoy Jain con Studio Mumbai, fondato in India nel 2005, decide di darsi il tempo di riflettere per realizzare i propri progetti seguendo i principi di un’architettura eco-conviviale e sostenibile. Il flusso del tempo in sintonia con le caratteristiche del luogo definiscono la sua filosofia progettuale che lo vede lavorare su grandi progetti conservando un procedimento costruttivo garante dell’ecosistema, stabilendo un dialogo produttivo e creativo tra le diverse figure professionali, le tecniche antiche e le tecnologie moderne. L’esposizione Work Place di Studio Mumbai ha permesso di scoprire a Venezia alla Biennale dell’Architettura, ed a Losanna Facoltà EPFL, il lavoro ed il concetto esplicitamente ecologico dell’architetto indiano Bijoyn Jain, che inspirato ad un savoir-faire tradizionale ed a tecniche costruttive locali, declinati in versione attuale, disegna un’architettura capace di generare un senso di pace e appartenenza, in perfetta armonia con lo spazio e la natura circostante.

Il dialogo tra natura, tempo e luogo: architettura in sintonia con l’habitat

Per l’Architetto Bijoy Jain il flusso generato dal progetto è sempre influenzato dal tempo e dal luogo, come in Palmyra House, situata sul Mar Arabico Nandgaon, Maharashtra, India, 2007, costruita come rifugio immerso nella natura all’interno di in una piantagione di palma di cocco, abbondante risorsa locale che si trasforma in Habitat insieme all’utilizzo del teak riciclato. Il dialogo tra le pratiche di costruzione tradizionale e le esigenze della modernità, definiscono il linguaggio architettonico di Bijoy Jain che trova nuovi punti di contatto tra i due mondi che si sovrappongono, rapportandosi in armonia. Nella manualità della progettazione e della realizzazione l’anti-archistar indiano svela la sua scelta stilistica: utilizzare risorse e paesaggi indiani, per creare spazi in sintonia con le condizioni climatiche e geografiche, con interventi di bioarchitettura e tantissimo artigianato.

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Palmyra House: moderne tecnologie, abilità artigianali e materiali locali

La Casa di 279 mq, è composta da due strutture a forma di parallelepipedo, rivestite da una leggera e trasparente membrana esterna costituita da persiane in legno. Il Telaio strutturale della casa è costruito in legno ain, un legno duro locale, utilizzando la tradizionale falegnameria ad incastro. Le ampie feritoie della membrana esterna, fatte a mano con la parte esterna del tronco Palmyra (specie di palma locale) si integrano perfettamente nell’ambiente naturale. Gli esterni sono rifiniti da brillanti inserti di lamelle in rame lavorato a mano ed i tetti sono in alluminio Di provenienza locale è anche il basalto nero, utilizzato per costruire le mura dell’acquedotto, la piscina interna e la base degli edifici. Le strutture composte di due corpi di fabbrica separati a doppia altezza, sono ancorate su piattaforme di basalto nero e si affacciano su una rete di pozzi e acquedotti che si intrecciano e mescolano armoniosamente all’interno del sito. Entrambi i volumi hanno balconi che si affacciano su un cortile interno che accoglie una piscina. La piscina si trasforma, allungandosi in un canale est-ovest. La linea –percorso verso est, permette di nuotare dentro le prospettive infinite delle palme. La linea-percorso verso ovest, permette di nuotare ricongiungendosi al mare.

“Immaginazione, intimità, natura, tradizione e modernità”

sono le caratteristiche con cui Bijoy Jain disegna Palmyra House, ricercando il rapporto tra il progetto con la storia e la memoria del luogo.

La materia: architettura trasparente

Palmyra House è un’abitazione nella quale l’aspetto materico e la trasparenza sono elementi centrali e caratterizzanti. Sembra che l’obiettivo di Bijoy Jain, non sia semplicemente creare un nuovo edificio, ma carpire ed interpretare lo spirito del luogo attraverso la scelta dei materiali ed il rispetto della natura. Ciò gli consente di creare un’architettura in perfetta osmosi con l’habitat circostante. Il volume Nord al piano terra accoglie il soggiorno, che si affaccia di fronte alla sala da pranzo, in un fluire costante di scambio, attraverso le porte a persiana scorrevoli-pieghevoli. La zona privata, al primo piano comprende lo studio e la zona notte matrimoniale. Nel volume Sud al piano terra sono situate la cucina e la sala da pranzo, in costante rapporto visivo con il soggiorno. Il resto della zona notte si trova al primo piano e comprende la zona ospiti. Le pareti interne sono riquadrate e rifinite con inserti di legno di teak e intonacate con l’India Patent Stone, una raffinata amalgama di gesso pigmentato, che caratterizza e definisce l’habitat.

L’architettura generata dal paesaggio

 “Trasparente e aperto per passare attraverso  la luce l’aria e l’acqua”

Sembra essere questo il pensiero dell’Arch. Bijoy Jain quando si è recato per la prima volta nel sito di  Palmyra House, e da questi pensieri e suggestioni è sorto il progetto. Interpretando con particolare sensibilità le potenzialità dei materiali locali, per ottenere il massimo dalle risorse limitate, Palmyra House è immersa nella natura indiana tanto da sembrare generata dal sito,  quasi facendosi attraversare da esso. Estendendosi  in pianta orizzontale dall’interno verso l’esterno in un costante fluire che  genera un senso di  benessere e appartenenza.

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