Convivium, convivii, sostantivo neutro II declinazione, dal latino, significa banchetto, convito, pasto in comune e in senso figurato indica i convitati, i commensali. E cosa c’entra il simposio con la nostra cucina?
Nel corso degli anni, in particolare a partire dagli anni 60’, con il boom economico, il tenore di vita degli italiani è cresciuto in maniera esponenziale, e con esso si sono evolute abitudini ed esigenze. Il benessere diffuso ha condizionato le radicate consuetudini e introdotto nuovi bisogni fino ad allora sconosciuti. Parte di questi cambiamenti sono stati accolti anche dalle nostre case, in particolare dalle nostre cucine. Il tempo trascorso a casa, ma soprattutto “tra i fornelli” si è terribilmente ridotto, la casalinga infatti si è trasformata in donna in carriera, la scrivania è divenuta la sua madia, e l’agenda il suo libro di ricette. I pasti si consumano a casa ma spesso anche al lavoro, si comprano in rosticceria o nei banchi surgelati dei supermercati. Risultato? La cucina diventa un angolo cottura: un lavabo, quattro fornelli, il piano di lavoro ridotto al minimo, la zona pranzo si sposta in salotto.
Poi arriva la crisi, e con lei il ritorno alla tendenza ad acquistare materie prime ed ingredienti madre per cucinare cibi e pietanze che una volta si preferiva comprare già pronti. La conseguenza è che le nostre cucine tornano ad essere protagoniste, non più solo spazi per la consumazione, ma anche per la preparazione e per la vita in comune. Andare a cena fuori è divenuto un lusso, meglio una cena a casa tra amici, si riscopre il piacere del vivere l’ambiente domestico e della buona cucina (senza la sorpresa del conto!).
Il cambiamento non è necessariamente in termini di spazio, (la crisi ha colpito anche i tagli delle case, nelle richieste le cucine non sono quasi mai abitabili) ma riguarda soprattutto il modo di intendere lo spazio: la cucina diventa un convivium, deve essere pratica, funzionale, anche tecnologica, ma soprattutto uno spazio di design. Ecco la vera novità. Il piacere dello stare e del preparare, si tramuta in un’attenzione e in una cura dello spazio, dove il concetto di cucina si eleva oltre il significato consueto e comune per divenire un momento di design.
Gli ingredienti costipati nella dispensa diventano protagonisti, sono messi in mostra quasi fossero in vendita, posti su mensole o su credenze e raccolti nei più variegati recipienti, scatole e ciotoline. Tutte a vista, per praticità e per sottolineare quell’idea di cucina dove l’ingrediente è ciò che conta di più. Come, dove e cosa si cucina, non è più un segreto, al contrario diviene il momento centrale, da condividere con famiglia e amici.
Poi ci sono gli utensili e le stoviglie. Perché persistere nei pensili fino a soffitto quando possiamo utilizzare mensole ed elementi a giorno che ci permettono di comporre e rendere più libere le pareti stesse? Si potranno avere degli ambienti dove convivono stoviglie e piante grasse, piuttosto che utensili e quadri o semplici object trouvé. Un’esposizione di opere d’arte, in cucina.
Le pareti a vista potranno a questo punto avere un tocco di colore o addirittura divenire la lavagna di appunti per la spesa.
Gli elettrodomestici stessi, ad esempio il frigorifero, se sarà a libera installazione, potrà divenire l’elemento principe attorno al quale fare ruotare la gamma cromatica dell’intera cucina.
Se si dispone di una cucina non abitabile ma non si vuole rinunciare ad uno spazio che comunichi con la sala da pranzo, in modo da allietare il momento della preparazione dei pasti con le chiacchiere del proprio figlio o dell’amica, si può ricorrere ad alcuni espedienti come la presenza di un’apertura sulla parete divisoria piuttosto che un vetrata. In questo modo manteniamo la continuità visiva e spaziale tra i due ambienti.
Dunque, se anche voi avete abbracciato la filosofia “lo fò dammé”, vi consigliamo di inziare dalla ricetta che trovate di seguito: la Ribollita!
Come preparare la ribollita
Ingredienti
1 CIUFFO DI CAVOLO NERO
1/4 DI CAVOLO VERZA
1 MAZZETTO DI BIETOLA
1 PORRO, 1 CIPOLLA
2 PATATE
2 CAROTE
2 ZUCCHINE
2 GAMBI DI SEDANO
300 GR DI FAGIOLI CANNELLINI
250 GR DI PANE RAFFERMO (POSSIBILMENTE TOSCANO)
2 POMODORI PELATI
OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA, SALE E PEPE
Mettete a bagno i fagioli per circa 8 ore e poi lessateli in due litri di acqua. In un’altra pentola fate rosolare la cipolla tagliata a fettine nell’olio d’oliva, aggiungete via via tutte le altre verdure tagliate grossolanamente e fatele appassire piano piano per circa 10 minuti. Aggiungete quindi l’acqua di cottura dei fagioli e la metà degli stessi. I legumi avanzati li aggiungerete dopo averli passati al setaccio.
Regolate di sale e pepe e fate cuocere a fuoco basso per circa due ore. A questo punto aggiungete il pane raffermo tagliato a fettine, mescolate bene e fate bollire per altri dieci minuti. Lasciate riposare e servite in piatti di coccio con un filo d’olio extra vergine d’oliva rigorosamente toscano.
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