Le caratteristiche fisiche dei rivestimenti costituiscono un importante punto di riferimento nei progetti degli architetti contemporanei. I progettisti dimostrano come la conoscenza innovativa sulle tecniche di produzione, costituisca elemento irrinunciabile per l’espressività insita in ogni materiale.
I materiali come fattore decorativo
Con “massivi”, definiamo quei materiali tradizionali (mattone, pietra, ecc.), usati nel corso della storia antica come elementi architettonici. Questi derivano direttamente dalla natura e si differenziano da quelli definiti “avanzati”, in quanto legati al recente sviluppo industriale.
Detto ciò, la tipologia materica da scegliere come possibile rivestimenti esterni di facciata, deve rispondere ad un preciso disegno progettuale.
Ma da cosa partire? Ecco il momento perfetto per parlarvi del concetto di tettonica in architettura.
Il termine tettonica deriva dal greco tekton cioè costruttore, per poi designare un più generico concetto del fabbricare. Rappresenta oggi l’insieme delle modalità con cui l’architetto organizza e struttura la materia architettonica, secondo una logica costruttiva.
La tettonica è intesa sia come espressione sia come applicazione sapiente della tecnica. Il famoso architetto francese Viollet Le Duc disse: «la costruzione(tekne) è il mezzo, l’architettura il risultato». La creatività dell’autore traduce la tecnica, da semplice mezzo, in espressione poetica, avente una sua intenzionalità costruttiva e comunicativa.
L’incontro tra tradizione e innovazione
Un materiale e le sue caratteristiche investono sulla tecnica esecutiva e ne esaltano la bellezza decorativa di ogni progetto. Concentriamo però l’attenzione sull’esterno di ogni edificio e cioè sul “primo impatto” con l’utente.
Osservando l’evoluzione avvenuta nella progettazione delle facciate, si è sviluppata una trasformazione del concetto di parete esterna. La parola chiave oggi diventa prefabbricazione. Il ruolo determinante dell’industrializzazione ha permesso di ottenere un elevato grado di garanzia delle pareti e dei suoi componenti.
La componente innovativa potrebbe essere la combinazione di elementi prefabbricati con l’edilizia muraria tradizionale (massiva). Si favorisce così un’ulteriore opportunità per gli architetti di raggiungere nuovi livelli di eccellenza nella tecnica e nel design materico.
La sintesi a cui giungere, per un risultato ottimale, riguarda quindi la convergenza del carattere tettonico-decorativo e la prefabbricazione. Di seguito, eccovi alcuni interessanti progetti d’esempio di come questa sinergia si può sviluppare.
1. Il calcestruzzo di Wright
Queste capacità tecniche nascono grazie ai progetti delle Textile Block Houses di Frank Lloyd Wright degli anni Venti.
La sua metodologia costruttiva si basava su un materiale massivo, il blocco di calcestruzzo, dalle indubbie qualità di stabilità e lavorazione. Il calcestruzzo può esser usato per scopo sia strutturale sia decorativo, grazie alla particolare forma e modulazione dei blocchi.
Il disegno di Wright, contenuto all’interno di un singolo blocco, è basato sulla sovrapposizione geometrica di quadrati e rettangoli. Il calcestruzzo viene colato all’interno del blocco e, una volta solidificato, prende forma con il disegno scelto.
L’accostamento dello schema geometrico costituisce le pareti delle case e all’interno crea suggestivi punti di luce.
Nello specifico le radici estetiche di questa scelta richiamano l’architettura dei Maya, della quale Wright apprezzava il senso di potenza.
Il contributo di Wright sancisce l’inizio per la comprensione delle infinite possibilità offerte dai materiali, nella decorazione dei rivestimenti.
2. Il “semplice” mattone protagonista
Continuiamo con l’esempio dei mattoni in laterizio. Prima esposizione universale incentrata sul tema della città, Shanghai 2010, ha messo a confronto diversi studi sull’habitat umano. La tecnologia del Made in Italy è stata protagonista non solo nel padiglione Italia ma anche con diversi padiglioni espositivi.
La caratteristica speciale di questi ultimi, realizzati su progetto dell’architetto Mario Occhiuto, è rappresentata dall’involucro esterno in lastre di laterizio. Ispirato alla tradizione antichissima del coccio naturale, il rivestimento avvolge in modo uniforme le facciate dei volumi. Il prodotto prefabbricato è realizzato grazie alla tecnologia del quarzo ricomposto, con dimensioni e caratteristiche di resistenza non esistenti in natura.
Sono elementi di tipo “piastra piana sottile” realizzati con terra estratta in Toscana. Ispirandosi alle ceramiche di Vietri, lo studio MOA ha inoltre studiato ogni diverso disegno del particolare decoro delle lastre.
Si ottiene una decorazione materica davvero sorprendente.
3. La ceramica colorata londinese
Il progetto Central Saint Giles del 2010 è la riqualificazione di una ex zona industriale in centro a Londra. I progettisti hanno scelto di frammentare la massa dell’edificio in un sistema complesso di volumi, realizzati in acciaio, vetro e ceramica. Ogni facciata presenta un proprio orientamento, una diversa altezza e un particolare colore.
Lo studio Renzo Piano Building Workshop aveva un’intera squadra dedicata alla ricerca della texture per il rivestimento. La soluzione? Un incrocio di listelli di ceramica, simili a pezzi, che formano una griglia di linee verticali e orizzontali. Nonostante la materia prima sia l’argilla, apparentemente molto fragile, gli elementi ceramici resistono a grandi sollecitazioni meccaniche e chimiche.
Prefabbricare ogni facciata come unità indipendenti, ha permesso di ridurre tempi e costi. I profili di ceramica coprono completamente i prospetti esterni; le facciate si presentano come un fronte opaco perforato da finestre.
La brillantezza e la varietà cromatica scelta dà origine a giochi di colore diversi con le stagioni e le condizioni atmosferiche.
4. Cemento decorativo
Per l’ultimo esempio esaminiamo il sistema di rivestimento progettato dagli architetti Nieto e Sobejano, per il Centro Congressi a Merida. Il volume è composto da un unico corpo massiccio e, il rapporto tra pieni e vuoti, crea dinamismo in facciata.
La decorazione esterna è realizzata con lastre di cemento, realizzate a partire da cinque diversi calchi in gomma. I calchi derivano da un’unica lastra di bassorilievo, concepita per l’occasione dalla scultrice Esther Pizarro. Queste lastre creano un trattamento materico particolarissimo, riuscendo a far diventare l’edificio uno degli emblemi dell’architettura spagnola contemporanea.
Il bassorilievo della Pizarro rappresenta una sezione longitudinale di Merida. La pelle della città spagnola, reinventata, diventa l’epidermide dell’edificio e lo trasforma in un elemento vivo.
Come concludere? E’ semplice: se la bellezza decorativa di questi rivestimenti vi ha conquistato ed incuriosito, contattateci per trovare anche per voi la soluzione perfetta! Ad ognuno il suo rivestimento!
LINK IMMAGINI: COPERTINA/ IMMAGINE 1: https://it.pinterest.com/search/pins/?q=millard-house / IMMAGINE 2 : https://designapplause.com/architecture/buildings-architecture/192-shoreham-street-project-orange/ IMMAGINE 3 : https://takesunset.com/2011/02/frank-lloyd-wrights-millard-house-in- pasadena/ IMMAGINE 4 : http://www.sannini.it/ IMMAGINE 5 : https://www.arketipomagazine.it/central-st-giles-a-londra/ IMMAGINE 6: http://www.nietosobejano.com/projects.asp
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