Gae Aulenti: l’architetta della provocazione 

L’eleganza di un’architettura che celebra la città

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“Non esiste la lampadina che si accende, il lampo di genio, l’idea improvvisa, l’intuizione. Si tratta piuttosto di qualcosa che matura giorno dopo giorno.”

Gae Aulenti

L’Architettura plasmata da mani di donna è sempre una rarità, nel nostro Paese lo è ancor di più. Gae Aulenti ben sapeva di possedere quella dote che la eguagliava ai suoi colleghi, e non era certo l’appartenere al sesso femminile! Nel dopoguerra, quando l’Italia viveva l’ossimorico dialogo tra i modelli internazionali e l’immagine di un’edilizia ormai desueta, Gae Aulenti faceva il suo trionfale ingresso nel mondo dell’architettura.

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E’ possibile rintracciare il segno dell’artista da Parigi a Barcellona ad Istanbul; senza tralasciare il panorama italiano. A Gae Aulenti dobbiamo anche oggetti di design che hanno segnato un passaggio storico per il made in Italy, come la lampada pipistrello e  il tavolo con ruote; per non dimenticare le sbalorditive atmosfere teatrali custodite dalle sue scenografie e l’elegante grafica della rivista Casabella.

Restyling di Piazzale Cadorna: la nuova identità meneghina

Legata alla sua Milano, dove ha vissuto dagli anni ‘60 sino alla morte avvenuta nel 2012, Gae Aulenti ha sempre guardato la città come solo un architetto riesce a fare: analizzando il contesto fisico e concettuale, al fine di sviluppare un progetto univoco.

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Gae Aulenti, probabilmente, l’identità di Milano l’aveva ben inquadrata e messa a fuoco, grazie alla sua capacità dialettica con cui combinava la modernità e l’italianità di una città come il capoluogo lombardo.  Emblema di tale operazione è il restyling di Piazzale Cadorna e la facciata della stazione ferroviaria Nord di Milano. Dagli anni Sessanta tale snodo ha incarnato il ruolo di crocevia, alla fine degli anni Novanta, poi, sono stati indispensabili gli adeguamenti degli spazi  a causa dell’incremento di viaggiatori.

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Il primo input progettuale che Gae Aulenti ha ricevuto dal sito è stato proprio il carattere fortemente vincolato: tant’è vero che ci si trova in una situazione baricentrica rispetto a tre punti fortemente gravitazionali per la città: Castello Sforzesco, Parco Sempione e Foro Bonaparte. Gae Aulenti ha agito razionalizzando la viabilità che viene organizzata in modo da lasciare un’ampia area coperta da pensiline per i pedoni.

Strada, Piazza e Palazzo: un progetto a misura d’uomo

La dimensione umana del progetto concede più spazio al viaggiatore/visitatore, Gae Aulenti riesce a fare del pendolare, che attraversa il piazzale, l’ammiratore di un ambiente ritagliato proprio per lui. Il nuovo volto di Piazzale Cadorna è sotteso a tre protagonisti che sono la strada, la piazza e il palazzo. Nelle mani di Gae Aulenti queste tre componenti vengono elevate alla loro classica funzione. La strada diventa una grande arteria in cui il traffico scorre ordinatamente suddiviso per i vari mezzi di trasporto, rimanendo distante dagli altri due elementi del progetto, isolati dalla presenza dell’acqua, che fa da scudo per il traffico cittadino.

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La piazza ritorna ad essere il luogo urbano di aggregazione, sosta e scambio: in pianta, sei spezzate affiancate diventano coperture in alluminio e vetro, dalle fattezze di un antico timpano greco, sorrette da colonne rosse ordinatamente disposte. Gae Aulenti ha voluto le colonne in metallo con elementi di finitura che stilizzano un capitello e il suo echino. La piazza rivive ancora di aulicità con la scelta di una pavimentazione in granito su cui si installa la moderna sala ipostila che conduce i viaggiatori verso la stazione o la metropolitana. Gae Aulenti, fa in modo che il palazzo possa rimanere in continuità con tutto l’intervento.

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Il piazzale come palcoscenico della rappresentazione umana.

L’architetta non si limita a tessere legami sottili tra il nuovo edificio e il tessuto edilizio preesistente, ma, con una vena provocatoria, Gae Aulenti inserisce elementi di rottura o discontinuità. Una sorta di ordine gigante di colonne dello stesso stile di quelle che affiorano sul piazzale, indicano l’ingresso principale dell’edificio, la facciata pare sia quasi poggiata, come a definire una quinta teatrale. La colorazione verde del rivestimento esterno dell’edificio e il suo geometrico motivo inquadrano le bucature, ridando spessore ad un manufatto perso nello skyline milanese. Piazzale Cadorna diventa, così, contemporaneamente luogo dell’andare e dello stare. La Aulenti pone in stretto dialogo oggetti che non possono prescindere dalla città, intesa come “luogo di rappresentazione della condizione umana” per eccellenza. Infonde un carattere di apertura, grazie ai confronti prospettici che si creano tra i diversi manufatti. La signora dell’architettura milanese ha fatto di sale museali, nuovi contesti urbani e di nevralgici contesti urbani, spettacolari allestimenti museali, sperimentando linguaggi, cultura ed opere d’arte.

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Il ritratto della città nella sintesi di un’opera d’arte

E’ Gae Aulenti che pone la scultura dei due artisti Oldenburg e Coosje van Bruggen  “Ago, Filo e Nodo” a completamento del piazzale. Una perfetta allegoria della fervida produttività della città: scultura alta 18 metri in acciaio inox e vetro resina rappresentante un ago, nella cui cruna si infila un filo colorato che termina con un nodo. La piazza e la scultura, insieme, sono la sublimazione di quell’angolo milanese: la metropolitana che rivive nei tre colori del filo (giallo, verde e rosso), la ferrovia, rappresentata dallo stesso filo che, come un treno che attraversa un tunnel, si immerge in uno specchio d’acqua per riaffiorare dall’altra parte del tessuto urbano e, per finire, un ago come rappresentazione per la città della moda.

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Gae Aulenti, è riuscita a far calamitare sul piazzale le attenzioni di moltissimi, spesso non sempre per apprezzamenti, ma l’arte non è imprescindibile dal parere umano! L’architettura che rende specifiche le singole soluzioni e le mette in relazione alle condizioni del contesto, quella è l’arte che ha centrato il suo fine! Gae Aulenti ha ben realizzato la sua aspirazione a creare un effetto di continuità con la cultura, a costruire le sue forme e le sue figure, con un contenuto personale  e contemporaneo: una capacità profetica, propria degli artisti, dei poeti, degli inventori. Questa è la capacità che si deve a Gae Aulenti: lei ha saputo operare la sintesi necessaria per la rappresentazione unica e chiara di una Milano priva di arbitrarietà con quel tocco di dimensione umana che naturalmente le è stato riassegnato grazie  a questo progetto.

 

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