Biofilia

Quel sentimento inconscio che spinge l’uomo verso la Natura
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Etimologicamente parlando, la traduzione letterale della parola biofilia designa l’amore per tutto ciò che è vivo, che è vita.

Il concetto di biophilia, invece, asserisce ad un immaginario molto più complesso e che scava molto di più nell’inconscio delle persone. Attraversa la superficie, va a fondo, nei nostri istinti più primitivi. La biofilia (o biophilia), è quel sentimento inconscio che spinge l’uomo verso la Natura. Una natura madre, amica, genitrice. Una natura potentissima. Presente, anche quando non c’è.

Biofilia

Natura e cultura

La Natura è sempre stata presente nello scenario culturale dell’uomo civilizzato. In un modo o nell’altro ci si trova sempre a contatto. In un mondo dove l’essere umano vive tutta la vita all’interno della città diventando un animale sociale (ed asociale), i frutti della natura, al contrario, non si sono mai mossi. Stanno inermi, silenziosi, da migliaia di anni. Fungono da sfondo, da scenario, da soggetto fotografico. Sempre monumentali, vivendo la loro vita.

Parlare di biofilia è un concetto più che mai attuale, ecologico e di tutela ma soprattutto funzionale ad un discorso storico che prende in considerazione le diverse epoche. Epoche diverse l’una dall’altra, ma allo stesso tempo profondamente legate che hanno segnato il trascorrere del tempo nella società odierna.

Riuscire ad entrare nell’ottica che il contatto con la natura deve essere una necessità psicofisica e non solo un mero vanto estetico è fondamentale. Progettare con questa filosofia è utile ed indispensabile per ottenere un buon progetto di paesaggio, che segue le regole della natura, ne rispetta i principi e non incappa in errori si cui siamo spesso testimoni imbarazzati.

Biofilia è il perché si brama un giardino, perché sono nati i parchi pubblici, generati e creati come alternative idilliache alle condizioni impossibili della città (mi riferisco alla fine dell’800) creando così un territorio intermedio tra natura e città, voluto per soddisfare un bisogno psicofisico delle popolazioni. Biofilia è il perché si punta a ristrutturare il balcone per creare una, anche se minuscola, oasi felice.

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Biofilia e Natura

Senza pensarci in un primo momento, alcune nostre frasi di consuetudine o comuni sono tutte frutto e sono mosse dal concetto di biofilia. Provate a pensarci, davvero. Fermatevi un attimo. La domenica al parco, il weekend al mare, la scampagnata. Sono tutte azioni che ci spingono verso un contatto diretto con qualcosa di naturale, qualcosa che ci estranea dalla realtà odierna, qualcosa di pacifico e pacato, la Natura.

Nel teatro della Natura, dove spesso ci immaginiamo protagonisti e manovratori di marionette, dobbiamo (ri)cominciare a capire che il nostro ruolo è quello di comprimari: altri sono  i protagonisti, vincolati ad un meccanismo a cui, comunque, non possiamo imporci. La capacità di comprendere il valore della biofilia sta diventando, in ultima analisi, una questione di umiltà intellettuale.

Tanto che, ultimamente, si sente sempre più spesso dire che la Natura è una cura; che una passeggiata nel bosco ha più effetto delle medicine e così via. Si punta, essendo andati oltre il limite, a volerci riappropriare di piaceri semplici, da sempre esistiti in noi ovvero il raggiungimento di un contatto con la natura.

Biofilia è…

Biofilia è quella voglia di spiaggia deserta, di mare, di fuga dalla città, di aria fresca. Biofilia è la montagna, è la campagna, è il vento che smuove i capelli e l’odore dell’aria la sera, prima che arrivi primavera, quando l’aria si fa più dolce e si ha voglia di stare fuori.

Se ad un primo sguardo le due discipline che si occupano di città e natura appaiono separate e tra di loro si pensa inizialmente ad una guerra ed una infinita controversia, negli ultimi anni e sempre di più adesso, le due materie di studio si sono avvicinate fino ad arrivare ad integrarsi ed interagirne.

“Il sole, il mare, i frutteti in fiore, le montagne e la neve. I campi di fiori parlano allo spirito e alla carne. O almeno lo fanno con me”

Ian McHarg, Design with Nature, Franco Muzzio editore, Padova, 1989, p. 7

 

There is a pleasure in the pathless woods, |C’è una gioia nei boschi inesplorati,

There is a rapture on the lonely shore, |c’è un’ estasi nella spiaggia desolata,

There is a society where none introduces, |C’è vita laddove nessuno si introduce,

By the deep Sea, and music in its roar: |nel mare profondo e musica nel suo ruggito:

I love not Man the less, |Io non amo l’ uomo di meno,

But Nature more. |Ma la natura di più.

 

Childe Harold’s Pilgrimage, George Gordon Byron

Giulia Bagni
Giulia Bagni

"Cresciuta nelle colline fiorentine, Giulia Bagni consegue la sua prima laurea triennale in Pianificazione territoriale con una tesi sulla Wilderness ed i grandi spazi aperti degli Stati Uniti d’America. Continua il suo percorso di studi presso la Scuola di Architettura di Firenze laureandosi in Architettura del paesaggio con il massimo dei voiti, presentando una tesi sulla realizzazione di un parco per il museo della cultura dell’acqua di Marrakech, lavoro iniziato presso lo studio spagnolo di Jordi Bellmunt e Agata Buscemi, durante il suo erasmus placement a Barcellona. Vede la sua tesi pubblicata nella rivista di settore AIAPP-architettura del paesaggio e nel settembre 2018 vede esposta la sua tesi alla decima edizione della Biennale di Architettura del paesaggio di Barcellona, al Palau de la Musica Catala’. Ha collaborato con studi di Firenze e Pistoia e con la Scuola di Architettura come tutor, prima e cultice della materia in progettazione dei giardini. Attualmente e’ iscritta al master di II livello in Progettazione paesaggistica, collabora con studi di architettura di paesaggio di Firenze e Atelier di flower design e pratica la libera professione da freelance. Tra le sue più grandi passioni, oltre alla LandArch (e -Art) ci sono i viaggi, i concerti, l’ arte, la grafica, il diy, le spiegge deserte."

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