IL PILASTRO E LA SEDIA: LA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA E IL DESIGN DELL’ARREDO, UN BINOMIO INDISSOLUBILE.
Con la perimetrazione architettonica di uno spazio attuiamo la volontà di contenerlo, facendogli assume così una connotazione di luogo neutro.
Ciò in quanto vuoto e non ancora definito dalla messa in atto di altre successive e coerenti decisioni progettuali.
In questo secondo passaggio, si mette in opera l’organizzazione spaziale dei complementi di arredo, oggetti, strategie percettive, emotive ed altre , che incideranno profondamente sulle molteplici esperienze di chi “abiterà” lo spazio.
Con questi interventi lo spazio non sarà più neutro, ma un universo attrezzato per vivere.
L’elemento di connessione funzionale tra l’architettura e il fruitore è l’arredo.
Un corretto progetto di arredamento, che dialoghi con il luogo e con chi lo abiterà, governerà il suo benessere. In questo contesto, quale è l’obiettivo dell’architetto?
E’ quello di saper vedere lo spazio come un unicum, dove tutti gli ingredienti possano aiutare a trovare soluzioni ad eventuali problematiche e assemblati in armonia con
l’architettura e l’uomo.
Benessere complessivo di un interno con la collocazione dell’arredamento, preesistente e/o nuovo, può essere sviluppato su due direttrici: con acquisti presso negozi, facendosi consigliare dal venditore su cosa acquistare, oppure dall’assunto che la progettazione di un’abitazione vada “cucita” sulle persone che lo vivranno, committenti meritevoli di un luogo protettivo, intimo e riconoscibile perché trasposizione funzionale della propria immagine. L’interno dovrà dunque trasformarsi in un caldo rifugio dal caos del mondo che è al suo esterno.
ARREDAMENTO VA BENE. MA QUALE?
Arredamento integrato e arredo contenitore: due soluzioni per creare spazio calpestabile
Le opportunità progettuali a questo punto aprono due strade: arredamento integrato e complemento d’arredo. Il primo parte, dal concetto di équipement che a Parigi nel 1925 Le Corbusier espone : i casiers standard. Contenitori geometrici modulari e componibili da associare in modo organico alle pareti o funzionali a dividere due ambienti.
Anche altri maestri dell’architettura come Gio Ponti o Louis Kahn negli Stati Uniti, tra classicismo e modernità hanno messo in opera questo concetto nei loro lavori.
Questa osmosi architettonica dell’arredo ha l’obiettivo di liberare superficie calpestabile e creare più uniformità spaziale.
Un caso pratico di attuazione di questa soluzione può manifestarsi nella volontà di creare uno spazio di interni minimale. Un luogo pulito, essenziale, luminoso o poetico, pesando la qualità dei mobili ed oggetti da impiegare. Un’altra opportunità prevista è per risolvere problematiche frequenti nelle abitazioni relative ai piccoli spazi. Gli arredi contenitori possono offrire una maggiore disponibilità di spazio e libertà, all’occorrenza modificabili in base a nuove esigenze.
Di fianco all’arredo architettonico compare il puro impiego del complemento d’arredo.
Questo interagisce con un’architettura già definita col quale il progettista, con la corretta scelta dei prodotti necessari, mira alla ricerca di un dialogo.
Questo è il caso più comune di arredamento: con uno spazio già definito, si interviene unicamente nel “riempire” funzionalmente gli spazi. Il complemento d’arredo, l’illuminazione e gli oggetti vari sono protagonisti assoluti dell’interior guadagnandosi tutta la scena.
Potenzialmente questa scelta, che può essere fatta anche per un vantaggio economico, offre maggiore libertà progettuale. Un altro elemento è quello legato al design inteso come impiego di un oggetto funzionale ed esteticamente accattivante o come oggetto icona del design che ha il ruolo di “arredare” o rafforzare uno spazio.
Oggi, in un momento in cui si ricerca il monocromatismo, l’oggetto cult magari ipercolorato puo’ risolvere un problema. L’ampissima offerta che il mercato degli oggetti propone, ci aiuta a favorire un’alta qualità del vivere un interno. Un immenso ventaglio legato ai temi dell’estetica o al prezzo, alla multifunzione o alla sorpresa, alle emozioni o alla moda, ai colori o all’etnico, al naturale o all’artificiale.
Il progettista ed il cliente traggono profitto da questo ampio catalogo. Questa scelta è comunque opportuno affrontarla con un professionista che è culturalmente formato per individuare e “pesare” le giuste scelte da attuare. Il retro della medaglia presenta il rischio del fai da te. Quello di portare in casa, nella propria delicata sfera privata, oggetti che possano nuocere inconsapevolmente al proprio complessivo benessere funzionale ed emotivo, semplicemente perché non funziona al meglio con quello spazio, con quel contesto, con gli interpreti che lo vivono.
L’ALTRO OGGETTO
A volte questi oggetti-icone possono sacrificare la loro funzione ad un’estetica provocatoria ed originale. Una loro seconda funzione di arredamento, come alcuni prodotti legati al design radicale di fine anni Sessanta (Archizoom e Superstudio), per poi proseguire nei due decenni successivi con l’esperienza di Alchimia e della Memphis di Ettore Sottsass, prodotti che puntano più sulla valenza politica-utopistica ed espressiva del che agli aspetti di funzionalità, prezzo o allo spazio abitativo. Comunque prodotti divenuti status symbol. Umberto Eco chiamava prodotti di “secondo livello”, intendendo la capacità di essere detonatori di conversazione e comunicazione.
VIE PERCORRIBILI: UNA DESTINAZIONE
Il confort funzionale, sensoriale e psicologico
In conclusione nella progettazione di un interno deve essere comunque sempre chiaro l’obiettivo primario, quello dei comfort: funzionali, sensoriali e psicologici. Il compito dell’architetto è quello di ricercare costantemente la strada per applicare la sua cultura interdisciplinare alla ricerca di un percorso di rispetto dei contesti, esterni-interni, tra arredamento e fruitori, alla funzionalità, all’ergonomia, all’aspetto formale, ai
materiali e alle nuove tecnologie, alla sperimentazione e non semplicemente ad una strada votata alla cosiddetta “maniera” o alle moda del momento.
Compito del buon progettista è quello di saper leggere lo stato dei luoghi e di interpretarlo attraverso soluzioni che provengono da specifiche richieste, oggettive e soggettive, che possano donare al cliente la condizione di poter vivere la casa secondo le proprie esigenze.
Ogni sforzo delle scelte progettuali e materiali devono confluire, come in un imbuto, al raggiungimento del traguardo della qualità dell’abitare che è sempre soggettivo, che questo avvenga attraverso una scelta con un arredo integrato o distribuito attraverso complementi d’arredo non è decisivo, ma decisivo è il punto che chi abita la casa debba poter vivere al meglio il suo rifugio personalizzato. Espressione di se.
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