Verde terapeutico. Pratiche di studio e progettazione per il benessere psicofisico della persona

La salute è una risorsa per la vita quotidiana. Non è uno stato, ma una condizione dinamica di equilibrio. Per tempo immemore la natura è stata al centro della vita dell’uomo. Ha portato insegnamenti e valori come il tempo, l’integrazione, la diversità, l’attesa, la pazienza, il godimento dei suoi frutti. La natura ha da sempre appagato il cuore, la mente e lo spirito dall’orto al giardino.
Secondo L’Organizzazione mondiale della sanità è “uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità.” (OMS, 1948)
Se un tempo però, l’approccio e la relazione con la natura era una pratica quasi scontata e giornaliera, comune e indispensabile, oggi, non è più così.

È proprio l’esclusione dell’elemento naturale a determinare alcuni dei principali disagi psicofisici dell’uomo. E in una società dove il contatto con la natura è più carente, dove si considera la progettazione dello spazio verde meno essenziale di altri tipi di progetti, muovere tali affermazioni è doveroso e non scontato.

GREEN THERAPY. Cosa è? Da cosa nasce?

Il “verde terapeutico sta prendendo sempre più piede sia come scienza che come pratica di progettazione, sia per gli ambienti esterni che interni.
Ma il verde, in ogni sua forma, è sempre terapeutico. Partiamo da questo presupposto.

E riconoscere come terapeutico l’elemento naturale ed incentivare la creazione di spazi green significa comprendere il potere curativo della natura. La progettazione può veicolarlo e renderlo fruibile a chi ne vuole godere per ottenere risultati in termini di benefici, di qualsiasi natura.

L’American Horticultural Therapy Association (AHTA) definisce i giardini terapeutici come “le zone dominate dalle piante, destinate ad agevolare l’interazione con gli elementi di guarigione della natura”. Questi luoghi riescono a rilassare, calmare e stimolare il sistema immunitario dei pazienti.
Il giardino terapeutico si basa su una relazione attiva fra Uomo e Natura. L’individuo per curare il proprio disagio vi si immerge totalmente. La terapia agisce su un piano psico-fisico e, attraverso attività mirate, spinge a ritrovare un contatto profondo con se stessi e con la natura. Così il luogo diventa mezzo di terapia.

GIARDINI TERAPEUTICI. GIARDINI ALZHEIMER. QUANDO IL GIARDINO AIUTA A GUARIRE

I primi teraphy gardens nascono e vengono sperimentati in Usa, Canada ed Inghilterra e solo di recente, anche in Italia. Qua, in particolar modo, sono conosciuti i Giardini Alzheimer, specifici per le persone affette da questo morbo. L’architettura del paesaggio, comprende, tra le altre cose, anche la progettazione del verde terapeutico.
Ecco che entrano in gioco nuove parole e nuovi concetti. Green Teraphy, Garden Therapy, Forest Bathing individuano rami di progettazione volti al benessere psicofisico, nati per combattere lo stress e far stare meglio. Tra essi, gli Healing gardens sono giardini terapeutici all’interno di strutture di cura e gli Horticultural Gardens dov’è possibile praticare l’orticoltura.

HEALING GARDENS

Gli Healing Gardens sono spazi aperti verdi facenti parte di ospedali e strutture socio-assistenziali. Progettati per finalità terapeutiche, essi hanno anche lo scopo di migliorare il benessere e la qualità della vita dei pazienti, dei parenti in visita e del personale medico e paramedico. Anche se il solo osservare un giardino da dietro il vetro di una finestra dà i suoi benefici, altre sono le caratteristiche che lo rendono un spazio verde terapeutico
Un’area verde che veste i panni di un giardino terapeutico deve essere progettata bilanciando una sua fruizione passiva ed una attiva. Si deve, perciò, poter stare passivamente immersi nella natura e si devono poter svolgere attività. Si deve perciò progettare per stare nel verde e con il verde. L’Healing garden deve consentire una fruizione che preveda la percezione sensoriale dell’ambiente.

VERDE INDOOR. LAVORARE E PRODURRE MEGLIO CON L’ELEMENTO GREEN

Un aspetto del verde terapeutico considerato non tradizionale riguarda l’elemento green nei luoghi di lavoro. Benessere e lavoro si sono ritrovano nello stesso luogo veramente poco. Realtà particolarmente illuminate attente alla qualità della vita lavorativa hanno introdotto il verde nei propri spazi. Luoghi di lavoro con una forte matrice green segnano un cambiamento decisivo nell’ambiente lavorativo. Realizzando un bene di maggior qualità, fatto con maggior attenzione e distensione mentale, è l’uomo ad essere considerato al centro del processo. Il design del luogo lavorativo influenza lo stato psicofisico del lavoratore e la sua produttività. Vi chiedete spesso perché rimanete imbambolati sul vasetto di fiori che avete sulla scrivania? Beh, perché la presenza di fiori e piante ha un impatto sorprendete, piacevole e distende la mente.

IL VERDE IN UFFICIO

Nel 1998 Tove Fjeld, ha dimostrato come la presenza delle piante in ufficio o in studio sia in grado di ridurre l’assenteismo dovuto a stress o malanni stagionali. I benefici della natura sono stati addirittura quantificati nel 2014 dall’Università del Queensland in un articolo pubblicato nel Journal of Experiment Psychology. Lo studio ha analizzato la produttività di due gruppi di lavoro, uno privo di piante e l’altro con ricca vegetazione indoor. Indovinate? Chi ha lavorato fianco a fianco con la natura ha sperimentato un incremento della produttività lavorativa dal 15 al 40%.

Nel 2015 un esperimento di sociologia dell’Università di Firenze applicata alla progettazione di spazi di lavoro ha dimostrato come in un ambiente formativo sia necessario garantire uno spazio gradevole e psicologicamente stimolante. Educazione, formazione, creatività e produttività possono quindi essere stimolati anche attraverso la realizzazione di angoli verdi. In questo senso piante da interno e quadri vegetali costituiscono gli elementi di cromoterapia e per stimoli sensoriali.

IL RUOLO DELL’ ARCHITETTO PAESAGGISTA NEI GIARDINI TERAPEUTICI

La progettazione è fondamentale per la buona riuscita di questi spazi. Nella sua interezza, il progetto, deve essere commisurato alle particolari necessità dei suoi fruitori. Esistono giardini terapeutici per i malati di Alzheimer, giardini per i malati di cancro, per diversamente abili e per riabilitazione. Ciascuno di questi possiede caratteristiche studiate ad hoc per risultare un ambiente positivo, creativo e curativo. Il contatto con la natura rende il paziente più ricettivo alle terapie e migliora la sua condizione psicologica già provata dalla malattia.
La natura è terapia, lo è sempre stata. Che sia un giardino o un parco, un bosco o una pianta. La Natura è un potente antidoto e la cura con il verde è una ricetta antica, validata oggi dagli studi scientifici.

Giulia Bagni
Giulia Bagni

"Cresciuta nelle colline fiorentine, Giulia Bagni consegue la sua prima laurea triennale in Pianificazione territoriale con una tesi sulla Wilderness ed i grandi spazi aperti degli Stati Uniti d’America. Continua il suo percorso di studi presso la Scuola di Architettura di Firenze laureandosi in Architettura del paesaggio con il massimo dei voiti, presentando una tesi sulla realizzazione di un parco per il museo della cultura dell’acqua di Marrakech, lavoro iniziato presso lo studio spagnolo di Jordi Bellmunt e Agata Buscemi, durante il suo erasmus placement a Barcellona. Vede la sua tesi pubblicata nella rivista di settore AIAPP-architettura del paesaggio e nel settembre 2018 vede esposta la sua tesi alla decima edizione della Biennale di Architettura del paesaggio di Barcellona, al Palau de la Musica Catala’. Ha collaborato con studi di Firenze e Pistoia e con la Scuola di Architettura come tutor, prima e cultice della materia in progettazione dei giardini. Attualmente e’ iscritta al master di II livello in Progettazione paesaggistica, collabora con studi di architettura di paesaggio di Firenze e Atelier di flower design e pratica la libera professione da freelance. Tra le sue più grandi passioni, oltre alla LandArch (e -Art) ci sono i viaggi, i concerti, l’ arte, la grafica, il diy, le spiegge deserte."

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