Ma ci siamo mai chiesti cosa vuol significare l’aggettivo disabile? La parola “disabile” categorizza nell’uso comune una persona affetta da uno svantaggio fisico o mentale: un invalido, un anziano, un infortunato temporaneo, una donna incinta, un obeso, ecc.
É’ troppo facile pensare che le relazioni a livello di vita sociale sono superate attualmente dalla possibilità di muoversi rapidamente e senza ostacoli da un punto all’altro. Ci sono uomini, e penso ce ne saranno ancora a lungo, che oggi hanno bisogno di diversi sistemi per poter mettersi in relazione con gli altri.
É’ per questo che già nel lontano 1971 si iniziava a parlare del superamento delle “barriere architettoniche” per poi diventare nel 1989 prima legge italiana che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. L’evoluzione di tali normative oggi ha fatto in modo da concedere anche dei contributi e/o vantaggi fiscali per interventi atti al superamento delle barriere architettoniche su immobili privati e pubblici.
IL MURO È UNA BARRIERA?
La “pianta libera” di cui ci parlava Le Corbusier, famosissimo architetto che ha rivoluzionato l’Architettura dal 1900 in poi, rappresenta la possibilità di adeguare la composizione degli spazi interni alle esigenze di chi ci abita.
Un edificio che impedisca, in un modo o nell’altro, le relazioni ambientali non può definirsi un’opera di architettura. Abolire le “barriere” impropriamente dette “architettoniche” è un problema che riguarda dunque il fine del costruire.
L’essenza del costruire è il far abitare.
Progettare alloggi per persone con ridotta capacità motoria significa dunque organizzare gli spazi e l’interrelazione tra questi in modo tale che il soggetto possa essere autosufficiente nelle sue attività e possa utilizzare il proprio appartamento interamente. Si parte dunque dallo studio del miglior approccio possibile alle singole attrezzature: cucina, lavabo, bagno, scala, letto, ecc.
UNA CASA SU MISURA
Immaginiamo per un attimo di svolgere tutte le nostre azioni quotidiane, come il cucinare, il lavarsi, sistemare un letto o semplicemente spostarsi da una stanza all’altra, stando seduti su di una carrozzella perdendo il privilegio di essere una persona “abile” e quindi di potersi muovere da “eretto” e non da “seduto”. Per garantire dunque in generale il comfort e il benessere della persona diversamente abile occorre progettare un casa “accessibile” con alcuni accorgimenti utili, vediamo quali.
Innanzitutto bisogna eliminare tutte le possibili scale e/o gradini realizzando delle rampe comode con pendenza adeguata; lì dove ci sono scale già presenti all’interno della struttura abitativa occorre predisporre dei montascale e/o ascensori: ricordiamo che deve garantito l’accesso a tutti i livelli della casa. E’ importante che i servizi, come la cucina e il bagno, siano possibilmente su di uno stesso piano.
Porte, corridoi e spazi troppo stretti rappresentano per il passaggio delle sedie a rotelle uno degli ostacoli più frequenti. Impariamo che il raggio di azione della carrozzella è pari ad un’area di 150cm x 150cm o di 170 cm x 170 cm, mentre per il passaggio saranno sufficienti 90cm. Manteniamo questi spazi minimi anche tra gli arredi e le pareti per garantire una maggiore facilità di spostamento, oltre che tra le varie componenti edilizie, come finestre e pareti. Le porte scorrevoli e quelle a libro sono più facili da aprire e chiudere, inoltre hanno un ingombro minore. É opportuno installare interruttori e prese della corrente a circa un metro di altezza dal pavimento ricordando che dovranno essere facili da azionare. Installiamo dispositivi elettronici dove possibile per ridurre gli sforzi, ad esempio per il riavvolgimento delle tapparelle.
BARRIERE URBANE
Per non essere e per non sentirsi emarginato, un disabile avrebbe bisogno di muoversi agevolmente oltre che nella propria abitazione anche nel tessuto urbano che lo circonda. Infatti, il potersi recare da solo, a scuola, a lavoro, in ufficio, in banca, a fare delle compere, negli uffici pubblici ecc, permetterebbe alla persona con ridotta capacità motoria di uscire da quell‘isolamento sociale in cui si trova. Alla stessa maniera, sarà difficilmente usufruibile una zona verde destinata a parco, da un anziano, da un bambino, da una mamma con la carrozzina, da un paraplegico, se questa sia dislocata molto distante dalle abitazioni di queste persone con carenza di mezzi pubblici di trasporto dotati di dispositivi per l’accessibilità a persone con ridotta capacità motoria.
Tutta questa serie di problemi andrebbe risolta dagli operatori urbanistici attraverso strumenti adeguati che permettano di intervenire efficacemente, molto è già stato fatto, ma molto altro ancora si deve necessariamente fare.
Utilizzare i P.R.G. (Piano Regolatore Generale) comunali per risolvere queste problematiche credo possa rappresentare un valido strumento in quanto è facilmente comprensibile che l’eliminazione delle barriere urbane non favorisce solo le persone con ridotta capacità motoria, ma interessa anche l’ampia problematica della riqualificazione delle città.
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