Sono sempre più numerosi coloro che si lasciano infatuare dal fascino discreto dei mobili di modernariato e dagli accessori vintage.
Scopriamo insieme come è nata questa nuova tendenza.
In quale momento un vecchio oggetto diviene un pezzo di modernariato?
Quando è avvenuta precisamente la trasformazione da mobile vecchio ad arredo di modernariato? Quando è stato che l’abito fuori moda della nonna è repentinamente divenuto un ricercato indumento vintage?
Sarà opportuno premettere che chi scrive è da sempre affascinato da tutto ciò che abbia una storia da raccontare. Da adolescente non vedevo l’ora che fosse il secondo fine settimana del mese per potermi avventurare tra le bancarelle del mercatino dell’antiquariato e del collezionismo di Pistoia, adoravo e adoro l’odore di stantio caratteristico delle chincaglierie, dei ferri vecchi, del brocantage per dirla alla stregua dei nostri cugini d’oltralpe.
Quando mi recavo dall’autodemolitore di Lamporecchio alla perenne ricerca di accessori a buon mercato per la mia Vespa (rigorosamente e necessariamente di seconda mano) rimanevo estasiato nell’osservare l’originalità delle auto del passato indegnamente ammucchiate in pile labili e disarmoniche, non riuscivo a capire come le si potessero preferire le auto nuove così banali e prive di personalità. Il germe dell’accumulatore compulsivo si era ormai irrimediabilmente radicato in me e gli effetti nefasti non avrebbero tardato a manifestarsi. Se anche chi legge ha sviluppato gli stessi sintomi sa di cosa parlo e parimente sa che la cosa non può che “aggravarsi” con l’avanzare dell’età.
Le differenze tra antiquariato e modernariato
Poscia questa divagazione di carattere pseudo-antropologico torniamo alla domanda di partenza e tentiamo di rispondere. Nell’ultimo decennio si è assistito ad un crescente interesse nei confronti del design degli anni passati, in particolare quello delle decadi 50, 60 e 70. Per identificare questo vasto universo, che comprende non solo gli arredi, ma anche qualsiasi altra suppellettile realizzata in quegli anni, è stato coniato il neologismo “modernariato” mutuato per analogia da “antiquariato”.
Si parla di antiquariato propriamente detto quando si ha a che fare con oggetti e mobili realizzati entro la fine dell’800 mentre quando ci si riferisce a mobili ed oggetti realizzati nel ‘900 si può già parlare di modernariato. Qual è allora la discriminante? La discriminante è la nascita del design. Fino a tutto l’800 (tranne rare eccezioni) lo stile del mobile era affidato all’estro ed alla manualità del falegname o dell’ebanista (per chi poteva permetterselo), a partire dal ‘900 si iniziano a diffondere mobili disegnati a tavolino da architetti e designer, spesso concepiti per una riproduzione seriale. E’ da quel momento in poi che si può iniziare a parlare di design e di conseguenza di modernariato. Il termine vintage ha un’accezione ancora più ampia poiché con tale termine non si identificano solamente mobili o suppellettili del XX secolo ma anche gli indumenti e gli accessori.
Nascita di un fenomeno di costume
Abbiamo chiarito i concetti di modernariato e vintage ma non abbiamo ancora risposto alla domanda che ci eravamo posti all’inizio dell’articolo. Orbene, a mio avviso la risposta non è una sola ed è conseguenza di svariati fattori. La prima motivazione potrebbe essere legata alla crisi del modello consumistico dell’usa e getta, secondo il quale anche l’arredamento dovrebbe essere periodicamente rinnovato ed avrebbe per così dire una “obsolescenza programmata”. Questo modello, oltre a cozzare con le recenti tendenze ecologiste legate alla sostenibilità di un prodotto, è stato ulteriormente minato dalla grande crisi finanziaria del 2008.
La recessione ha costretto molte persone ad orientarsi su mobili di seconda mano per arredare, anche solo in parte, la propria casa o il proprio ufficio al fine di contenere le spese. Tale fenomeno legato all’esigenza del momento, al fatto che si doveva fare di necessità virtù, ha trasformato ciò che era nato come un ripiego in una tendenza glamour.
Si è preso coscienza del fatto che il divano anni ’50 della nonna con le sue linee essenziali e sinuose non era una cosa vecchia di cui sbarazzarsi ma un arredo oggettivamente elegante, costruttivamente ben fatto, un’icona del design italiano, in altre parole un oggetto di modernariato da conservare gelosamente. Così, se una volta i mercatini delle pulci erano riservati ad una ristretta cerchia di curiosi soggetti anticonformisti ed anacronistici, ecco che oggigiorno, opportunamente ribattezzati showroom di modernariato (o del vintage-brocantage per i simpatizzanti francofoni), sono divenuti locali o raduni periodici per hipster alla spasmodica ricerca del pezzo di design perduto.
La seconda ragione, che avrete già intuito, è la mistica aura di nostalgia emanata da questi oggetti. Ognuno di essi rappresenta lo spirito della propria epoca; il fascino dandy e sofisticato degli anni ruggenti è riscontrabile negli arredi decò degli anni ‘20 e ‘30, l’ottimismo unico ed irripetibile della ricostruzione e del miracolo economico è percepibile negli oggetti degli anni ‘50 e ‘60, l’irrequietudine della contestazione studentesca è evidente nei tessuti psichedelici degli anni ‘70, l’edonismo della Milano da bere degli yuppies è perfettamente simboleggiato dagli oggetti-scultura degli anni ‘80. Acquistare un oggetto o un mobile di modernariato significa appropriarsi di un pezzo di storia del XX secolo.
Dove acquistare il modernariato
Poiché il modernariato è ormai divenuto un fenomeno glamour è ovvio che anche i prezzi si sono adeguati alle richieste del mercato. Esistono molti commercianti che si sono specializzati nel trattare arredi ed oggetti vintage, altrimenti ci si può avventurare tra le bancarelle dei periodici mercatini dell’usato alla ricerca del pezzo di nostro gradimento, in quest’ultimo caso tuttavia è necessaria un po’ di esperienza per non rischiare di pagare una cifra eccessiva per l’oggetto dei nostri desideri. Infine le fiere specializzate sono quelle che offrono l’offerta più ampia ma di norma propongono pezzi di livello medio-alto. Trattandosi di un campo molto vasto è opportuno affidarsi a persone esperte e di fiducia, sia per acquistare che per farsi guidare nell’acquisto.
La quotazioni sono influenzate principalmente dalla rarità del pezzo ma anche dal prestigio del designer. I prezzi oscillano dalle poche decine di euro per una seduta “scoubidou” alle decine di migliaia per una scrivania pezzo unico disegnata da Gio Ponti. Tuttavia se opportunamente guidati è possibile arredare il proprio appartamento con un budget paragonabile a quello che si dovrebbe sostenere per acquistare dei mobili nuovi in una grande distribuzione; con la differenza non trascurabile di essersi realizzati un ambiente unico, originale e ricco di storia.
Allora che la ricerca del pezzo di design vintage abbia inizio ma a condizione di affidarsi ad uno dei nostri specialisti che saprà consigliarvi in funzione delle vostre esigenze.
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