L’Architettura Resiliente: Come Reagire alla Natura

Cosa si intende per architettura resiliente? Cosa comporta il rapporto tra la natura dominata dall’uomo o viceversa l’invasione naturale di ogni ambito antropico?

Definiamo meglio: per “architettura resiliente” si indica un’operazione progettuale nata per reagire contro gli eventuali disastri naturali che colpiscono le città. Dialogando con gli elementi del tessuto e del contesto, si trasforma la situazione negativa, per favorire una futura ricostruzione.

La resilienza urbana

Iniziamo esaminando il concetto di “resilienza”, introdotto per la prima volta nel diciannovesimo secolo in fisica. Fu usato infatti per indicare l’abilità dei materiali di resistere agli sbalzi termici, senza soffrirne i danni. La parola etimologicamente deriva dal latino “re-salio”, che indicava l’azione di risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare.

Il termine resilienza è utilizzato oggi in molte discipline con significati non sempre omogenei. L’accezione che viene qui utilizzata è relativa in particolare al sistema urbano. Esistono due principali definizioni che implicano visioni ed approcci differenti:

  • resilienza degli ecosistemi, ovvero l’abilità di un sistema di ritornare ad uno stato di equilibrio, nuovo rispetto al precedente, dopo aver subito uno shock esterno;
  • resilienza ingegneristica, intesa come l’abilità di un sistema di assorbire uno shock esterno e velocemente tornare al suo stato iniziale.

Concetti simili ma non uguali, la cui sintesi porta alla definizione più completa usata oggi. Un sistema urbano è definito resiliente se è in grado di raggiungere uno stato di equilibrio dopo aver subito uno shock esterno, e se, allo stesso tempo, gli indicatori di qualità e performance del sistema ritornano o aumentano rispetto ai valori pre-shock.

Ri-Generazione resiliente

L’architetto portoghese Alvaro Siza, all’interno della rivista Casabella, enfatizza il concetto che “la crisi rappresenta un fattore di speranza”. Il termine crisi deriva dalla parola greca “krino”, che significa separare, discernere, giudicare.

La crisi impone dunque una riflessione o valutazione, che può essere l’inizio per un miglioramento o una rinascita. Di fronte alla crisi ecologica che sta investendo il nostro pianeta, anche l’urbanistica e l’architettura forniscono la loro personale soluzione di intervento. Il progetto di nuovi paesaggi diventa perciò progetto di rigenerazione urbana e sociale.

Possiamo “leggere” le nostre città sotto una nuova luce. Possiedono infatti la capacità innata di sapersi trasformare in continuazione, rinnovando, di volta in volta, il senso della propria identità. I progetti resilienti nascono si per rispondere agli eventi previsti e non, ma sono anche la modalità con cui si esprime il carattere della società. La chiave della resilienza consiste proprio nella diversità degli individui.

Come studiare in risposta un’architettura resiliente adeguata, lo illustrano queste tre ipotesi progettuali degli ultimi anni, a cui ispirarci.

1. Quartiere San Kjeld, Copenhagen, 2014

La capitale danese, dopo aver subito nel 2011 una grave inondazione, si ingegnò per prima al mondo per reagire alle problematiche ambientali future.

La proposta di cambiamento parte dal concorso per la riqualificazione del quartiere di San Kjeld, che rappresenta la prima area urbana resiliente al mondo.

Il progetto, merito degli architetti dello studio Tredje Natur, consiste in una profonda trasformazione delle vie e delle piazze del quartiere.

Riconsiderando gli spazi urbani in chiave ambientale, l’idea prevede la creazione di collinette, piste ciclabili e mini parchi.

In aggiunta sono state studiate opere di adattamento al clima, come la sopraelevazione dei marciapiedi, per la raccolta e il naturale deflusso delle eventuali acque in eccesso verso il porto.

2. Parco pubblico, Jinhua, 2014

Nel 2014 il cuore urbano della città cinese Jinhua presentava un ultimo terreno ancora non antropizzato. Era, infatti, situato tra due fiumi, i quali confluendo, ne generano uno di portata maggiore.

A causa del clima monsonico e della piena dei fiumi, quest’area era difficilmente raggiungibile e sfruttabile dall’uomo.

La soluzione vincente, presentata dallo studio Turenscape, prevede la costruzione di un grande parco per rispondere alle necessità della comunità. Un parco definito resiliente, perché pensato per adattarsi alla mutevolezza della natura, reagendo in maniera intelligente e creativa.

Invece che contrastare la forza dei fiumi, il gruppo ha proposto l’opposto ovvero assecondare il flusso dell’acqua. Il concept sfrutta un sistema di terrazzamenti, ponti e percorsi, fruibili nonostante l’acqua alta, durante il periodo di inondazione.

3. Concorso “3C”, New York City, 2013

Nello stato di New York, dopo i disastrosi danni causati dall’uragano Sandy nel 2012, una delle prime operazioni pratiche attuate fu un bando progettuale. Per ridurre il rischio da calamità naturale futura, fu istituito il concorso del 2013 intitolato “3C: Comprehensive Coastal Communities”. La richiesta era la progettazione di una tipologia abitativa  prototipo  elastica e flessibile, per rispondere alle condizioni locali e alla scala del quartiere.

Il disegno vincitore, “Adaptive urban habitat”, riguarda un kit standardizzato di elementi, usati mediante riempimento verticale sopra i quartieri già esistenti.

L’obiettivo è di aumentare lo spazio edificabile e la densità, proteggendo le abitazioni dal possibile innalzamento del livello del mare.

Strategie per il futuro

La nostra realtà è caratterizzata da una profonda necessità di rinnovamento del nostro modo di concepire e gestirla. L’architettura resiliente diventa uno dei linguaggi più autorevoli per porre rimedio a questo problema ecologico.

Per poter valorizzare appieno la città in cui si vive, l’unico modo diventa pensare resiliente, trasformando l’identità sociale. Integrare il concetto di resilienza nella costruzione di scenari progettuali e operazioni sociali, ha in se importanti potenzialità.

I progetti architettonici classificati come resilienti sono ancora pochi ma alcuni di questi esistono. L’ispirazione per la trasformazione è tangibile. Il cambiamento è possibile ma deve essere l’uomo a volerlo e a lottare per questo.

Ancora dubbi su come fare? Contattaci e troveremo insieme la soluzione!

LINK IMMAGINI

COPERTINA_https://it.pinterest.com/explore/graffiti-artistici-di-strada – IMMAGINE 1_Gentile concessione dell’arch. Angela Colucci (disponibile anche http://www.jeanmonnetpv.it/Jean_Monnet_Centre_of_Excellence/publications_files/full_txt_colucci_jm.pdf ) – IMMAGINE 2_http://tredjenatur.dk/portfolio/klimakvarter/ – IMMAGINE 3_http://www.landezine.com/index.php/2015/03/a-resilient-landscape-yanweizhou-park-in-jinhua-city-by-turenscape/ – IMMAGINE 4_http://www.3ccompetition.org/finalists.html

 

Barbara Basile
Barbara Basile

Architetto con la passione per i viaggi e la lettura. Amo sorridere alla vita con la famiglia e gli amici. Il mio motto? Il meglio deve ancora venire!

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