L’uomo e lo Spazio

Come l’uomo osserva e percepisce lo spazio urbano 

La città viene spesso raccontata attraverso le dicotomie che la costituiscono.

Si considera realtà urbana quell’entità/oggetto costituita dalla relazione tra spazio pubblico e spazio privato, in cui l’uno forma ed è formato dall’altro. 

Allo stesso modo lo spazio costruito viene percepito e quindi catalogato come centro o periferia. Vivo o morto. Identitario o alieno. Empatico o asettico.

L’uomo organizzando lo spazio urbano, fornisce allo stesso una qualità che successivamente lo influenzerà. Sensazioni, usi e comportamenti assunti in un determinato luogo saranno determinati anche dalla forma dello stesso. 

Lo psicologo Kanizsa, osservando l’uomo nella città, afferma come “solo due assunzioni sbagliate possono essere fatte rispetto all’influenza che le strutture architettoniche hanno sul comportamento umano: 1) Gli aspetti fisici dell’ambiente determinano completamente il comportamento; 2) Essi non hanno nessuna influenza.”

La Città che attraversa gli occhi

È perciò corretto chiedersi quale degli elementi della città contemporaneamente costruita sono la causa della sensazione di smarrimento che l’uomo afferma di provare in alcuni spazi piuttosto che in altri. 

La complessità dell’obiettivo è stata più volte sottolineata da critici dello spazio urbano. La Cecla ha spiegato come sia più semplice identificare la debolezza di uno spazio, piuttosto che costruirne caratterizzato da qualità spaziale empatica.

La questione che è alla base dello spazio urbano sembra però essere stata risolta già nei primi del 900. La Scuola di Berlino, criticando l’ipotesi di una conoscenza visiva basata sui soli fenomeni fisici, ha prodotto una nuova teoria sulla percezione. Le numerose sperimentazioni hanno infatti delineato sistema percettivo basato su una visione strutturata di insieme.

I nostri occhi, attivando uno stimolo di 130 milioni di recettori, percepiscono lo spazio come unicum e lo suddividono successivamente in sotto strutture. La mente dunque interpreta e modificare la realtà osservata, raggruppando unità strutturali più piccole a seconda che esse simili o dissimili. 

E sembra proprio essere la capacità di leggere semplicemente lo spazio a favorire la sensazione di benessere in un dato luogo. Una lettura più semplice non implica però una costruzione più semplice dello spazio e degli elementi che lo costituiscono, ne implica soltanto una maggiore coerenza. 

Secondo lo psicologo ambientale Baroni un luogo che sfidi la nostra capacità di essere compreso, categorizzato e riconosciuto suscita nel soggetto sentimenti negativi.

L’immagine dello spazio urbano, poiché osservata nel suo insieme, necessità quindi di una struttura equilibrata in toto.  Ogni elemento viene percepito come parte del tutto e non può quindi essere pensato e realizzato come oggetto singolo e non dialogante.

L’elemento costituisce inoltre il tutto di se stesso che viene apprezzato successivamente attraverso la destrutturazione visiva della sua complessità. In una logica frattale si arriverà gradualmente alla percezione e all’osservazione del dettaglio.

La Città percepita

Il processo fenomenico descritto appare contorto se svincolato dalle logiche dello spazio urbano conosciuto. 

Possiamo in questo senso riflettere su alcuni luoghi che abbiamo visto e sul modo in cui li abbiamo percepiti.

Inter(n)o Urbano : Come Vengono percepite le Piazze

Chi ha avuto l’occasione di osservare lo spazio di Plaza Mayor a Madrid potrà confermare come la sensazione di unicum e di unità spaziale lo abbia coinvolto ed abbia fatto sì che i dettagli emergessero solo successivamente. La presenza di aperture sull’esterno o la ricchezza del Palazzo Reale vanno solo successivamente ad integrare uno spazio già completo ed equilibrato. 

Tra gli spazi più complessi, per orografia e composizione, possiamo pensare a Piazza del Campo di Siena. Uno spazio pubblico di notevoli dimensioni, che però dà la sensazione di essere uno spazio chiuso. Un’unità in cui solo un attento e seriale osservatore riesce a distinguere il numero e la varietà di oggetti che lo compongo. Il Palazzo Pubblico, soggetto principale della piazza, occupa si distingue senza oscurare gli altri elementi e mantenendo l’equilibrio complessivo.

Tra gli spazi meno unitari e più modesti che possiamo portare ad esempio c’è Piazza della Passera a Firenze. Uno spazio piccolo, caratterizzato da differenti edifici e da molteplici aperture che sembrano sparire nel gioco di curve delle strade che la penetrano. Quella di Piazza della Passera è una struttura riscontrabile nella maggior parte delle piazze dei nostri borghi. Piazza Roma a Calcata o Piazza degli Eroi a Rocca San Giovanni riportano in piccola scala la qualità di luoghi fortemente empatici. 

Contrariamente, sarà meno semplice affermare di poter aver compreso appieno l’unità spaziale di Postdamer Platz di Berlino. Elementi singoli disposti ad una distanza troppo grande rispetto alla loro dimensione, si susseguono in modo frastagliato per portare alla comprensione di quel luogo come un unicum. 

Gli Spazi Urbani Lineari : Le Strade

Anche gli spazi lineari possono essere portati ad esempio per la loro capacità di suscitare una migliore o peggiore sensazione. E ugualmente, la capacità di capirli in modo semplice costituisce la loro forza. Il concetto di strada-corridoio, diffusa maggiormente nel contesto Europeo, chiarisce ogni dubbio a tal proposito. Via Ripetta a Roma, i caruggi di Genova o la Via degli Asini di Brisighella, costituiscono, a scale differenti, un modello di semplice catalogazione e forte empatia. 

Diversamente, un percorso caratterizzato da frammentazione visiva, tipico delle nuove periferie, tende a stimolare un generale disorientamento ed una minore empatia. 

Il Futuro della Città

Il percorso affrontato all’interno delle dinamiche spaziali racconta solo parte di un tema già fortemente indagato, ma poco applicato, all’interno degli studi urbani. Risulta altresì importante sottolineare che le affermazioni riportate sono vere al netto del fattore culturale. La forma mentis e quindi il modo di percepire lo spazio derivano direttamente dalla cultura in cui l’uomo stesso si è formato. Il sistema visivo percepisce perciò lo spazio come unicum, ma la mente lo valuta a seconda del proprio background. In questo senso il carattere labirintico della città araba può suscitare ansia in un osservatore occidentale. Allo stesso modo, la frammentazione della città americana potrà essere interpretata come alienante agli occhi di un Europeo. 

La prossima sfida dell’architettura è quindi quella di dare avvio ad una nuova fase dello “spazialismo” urbano. La realizzazione di nuovi spazi, o più probabilmente la rigenerazione degli stessi, dovrà passare attraverso gli occhi. Solo una piena comprensione di cosa è realmente percepito e compreso dall’uomo potrà restituire qualità ed identità alle nostre città. 

fonti immagini:

1: Nora Annesi ; 2: http://www.qidye.com/fabio-giampietro%E7%BB%98%E7%94%BB%E4%BD%9C%E5%93%81.html+http://www.scolasticando.it/2016/12/02/guida-apprendimento-della-letto-scrittura-la-percezione-visiva/ 3: https://fuiviajarn.files.wordpress.com/2011/12/plaza-mayor.jpg  / 4: http://www.brisighellaospitale.it/2014/06/brisighella-borgo-darte/
Nora Annesi
Nora Annesi

Laureata in Pianificazione Territoriale, dottorando in Management e una grande passione per la ricerca e per la comunicazione finalizzata all'insegnamento.

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