Cosa Resta Di Una Piazza?

Impatti economici e sociali dell’abbandono degli spazi urbani.

mercato in PiazzaLa città spontanea nasce attorno ad uno spazio dedicato allo scambio di beni e alle relazioni che si intrecciano durante la contrattazione. Il commercio e la socialità rappresentano quindi l’origine e il significato dell’esistenza della piazza stessa.L’evoluzione storica, gli eventi e l’interpretazione spaziale delle correnti artistiche hanno portato alla formazione di piazze diverse. Forme e proporzioni diverse comunicano la funzione, la cultura del luogo e la geografia nella quale si collocano.

Come stanno le nostre piazze?

Lo snaturamento funzionale delle piazze storiche porta talvolta al loro abbandono. Dall’altra parte l’incapacità di costruire uno spazio accogliente porta al fallimento della piazza prima ancora di essere vissuta.

Osservando la città contemporanea si possono osservare vari scenari di piazza.

La piazza storica vissuta dove funzione commerciale e sociale si fondono.

La piazza commerciale vissuta di passaggio. Marciapiede stretto. Grande disponibilità di parcheggi e un diffuso odore di gas proveniente dai tubi di scappamento.

Le piazze parcheggio. Spazi abbandonati dai bipedi e abitate dai quattro-ruote.

Piazze-slarghi di nuova realizzazione poco capiti e per questo poco vissuti.

Piazze turistiche. Spazi urbani tendenzialmente caotici dove regnano divieti comportamentali legati al rispetto del decoro urbano. Vietato mangiare in piedi, sedersi sugli scalini e giocare.

 

Gli effetti dell’abbandono

abbandono delle piazze

Nel contesto Mediterraneo, l’abbandono e lo snaturamento della piazza ha un impatto sociale, economico ed ambientale.

L’assenza degli elementi che consentono la socialità comporta una riduzione del potenziale commerciale. Viceversa, uno spazio privo di servizi, raramente si caratterizza per vitalità. Gli elementi dell’arredo urbano, così come lo spazio della pedonalità, giocano in questo caso un ruolo fondamentale. Uno spazio socio-centripeto, la presenza di panchine, di illuminazione e di marciapiedi ampli sono alcuni degli ingredienti che rendono uno spazio vivibile e vissuto.

L’assenza dell’uomo nello spazio urbano ha dal punto di vista economico, un effetto devastante. Se la presenza dell’uomo può portare al “degrado” di uno spazio, è sicuramente vero anche il contrario. In un contesto di economico difficile, le amministrazioni comunali tendono infatti a ottimizzare le risorse a favore della manutenzione degli spazi vissuti. Se l’uomo, vivendo la città, tende a sporcarla o danneggiarla è anche vero che con la sua presenza porta attenzione in quel luogo.

La presenza di un edificio pericolante, di una deformazione della copertura stradale o di erbe spontanee è quindi più facilmente risolvibile se vi è una attenzione da parte del cittadino o del commerciante che la frequentano. Ugualmente, un comportamento scorretto da parte del singolo viene più facilmente ammonito in uno spazio vissuto.

Secondariamente, uno spazio vissuto porta allo spontaneo innestarsi di attività commerciali e/o sociali che favoriscono il dialogo tra i cittadini. Dove il dialogo viene inteso come scambio di idee e come la mutua comprensione tra i soggetti.

Contrariamente, uno spazio abbandonato, tende ad accumulare forme di degrado nel tempo. L’amministrazione più difficilmente riuscirà a rendere di nuovo vivibile lo spazio con un unico intervento. In una catena di conseguenze, il degrado fisico favorisce l’innestamento del degrado sociale. La presenza di forze dell’ordine costituisce, in questo caso, la forma più immediata e costosa con cui arginare il problema.

Dal punto di vista ecologico, la maggiore problematica è costituita dalla presenza di autoveicoli. Automobili e motorini costituiscono la principale fonte di inquinamento visivo e atmosferico. Interventi puntuali volti alla riduzione delle PM10 nell’aria, contribuiscono a trovare una soluzione temporanea ad un problema molto complesso. La riduzione dello spazio della pedonalità e della socialità nelle piazze ha favorito l’impigrimento degli abitanti e il sovra-utilizzo dell’automobile.

Prospettive future ovvero cosa può fare il progettista?

Gli scenari e le problematiche descritte sono il risultato di un lento processo evolutivo urbano. Dagli anni 50 l’automobile ha vissuto una centralizzazione. Tanto le politiche hanno favorito il diffondersi dell’automobile, quanto i cittadini hanno richiesto maggiori diritti per il proprio mezzo anziché per se stessi.

Come ogni fenomeno, anche l’automobile sta però vivendo un momento di ridimensionamento. Nuove soluzioni più ecologiche stanno trasformando le quattroruote. E dall’altro lato la città sta rispondendo con divieti di accesso e limiti orari.

Auto elettriche e sharing car hanno in poco tempo rivoluzionato la mobilità urbana. Soluzioni più strutturali dovranno però ri-portare alla vitalità delle nostre piazze. La pachidermica dinamica delle politiche urbane-istiche offre agli architetti e gli urbanisti un vantaggio. Il tempo offre ai professionisti infatti la possibilità di ripensare gli spazi in abbandono con soluzioni socio inclusive.

Lo studio delle piazze vissute consentirà ai pianificatori di rimodellare gli spazi per mettere l’uomo al centro della propria città. Maggiore superfici pedonali e di maggiore qualità costituiranno il primo passo di questo percorso di rivitalizzazione urbana. Spazi dedicati alla sosta non impattante delle automobili saranno la base per il recupero sociale ed estetico delle nostre piazze. Lo studio delle luci favorirà la fruibilità degli spazi anche in orari notturni o nei pomeriggi invernali. Panchine, panche di via e muretti agevoleranno la sosta degli abitanti anziché la fuga da un punto commerciale all’altro. Il mixite funzionale di spazi commerciali, sociali, culturali, sportivi farà sì che diverse tipologie di umani potranno confrontarsi, dibattere ed arrivare ad un mutuo cambiamento.

La costante presenza dell’uomo nelle piazze ridurrà l’accumularsi di degrado fisico e l’innestarsi di degrado sociale.

Infine maggiori libertà legate all’uso degli spazi farà sì che i cittadini, piuttosto che i temporanei turisti, potranno vivere i propri luoghi così come lo ritengono opportuno.

Solo con il consapevole intervento integrato dell’architetto e di professionisti della socialità, le piazze potranno tornare a svolgere il loro ruolo di punto nascita, punto di incontro e di confronto.

Fonti 1: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&ved=2ahUKEwiYq7nf6PfdAhUH66QKHSW-D-4Qjhx6BAgBEAM&url=https%3A%2F%2Fwww.tgtourism.tv%2F2017%2F03%2Fmercati-rionali-roma-27768%2F&psig=AOvVaw2o6QfxGM2vyMbpTgvKHmvq&ust=1539121557019780
2: https://www.asp.asti.it/trasporti-e-mobilita/sosta-a-pagamento/
3: http://www.ravennatoday.it/cronaca/piazza-di-porto-fuori-inaugurata-un-anno-fa-e-gia-abbandonata-tutto-per-il-nome-mancante.html
Nora Annesi
Nora Annesi

Laureata in Pianificazione Territoriale, dottorando in Management e una grande passione per la ricerca e per la comunicazione finalizzata all'insegnamento.

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